Come promesso, eccomi con il primo articolo della rubrica che con molta fantasia ho nominato “novità dall’Australia” 🙂 . Due settimane fa sono partito da Milano Malpensa con un volo di sola andata per Perth, con l’intenzione di girare un paio di città prima di tornare a Sydney dove già avevo trascorso sei mesi l’anno scorso. E’ proprio da Sydney e più precisamente da Bondi che scrivo questo primo articolo, sono le 3 del pomeriggio, il sole si alterna alle nuvole e la temperatura è consona ad un inizio di primavera più fresco del solito (ci sono circa 20°C).
Nei giorni scorsi ho visitato alcune località del Western Australia e Melbourne, dormito in ostelli stupendi e terribili, visto spiagge meravigliose e animali che mai avevo visto..è stata una breve ma intensa avventura che mi ha preparato a ciò che sto affrontando ora: il ripartire da (quasi) zero per l’ennesima volta. Questo è infatti il mio secondo anno in Australia, la mia seconda estate sulle coste di Sydney, ma a parte qualche amico e qualche luogo familiare, tutto il resto è da rifare. E’ questo il bello e brutto del viaggiare, questo probabilmente quello che mi attrae (e stressa) al punto da non sentirsi mai pronto a mettere radici: l’incertezza e l’incredibile ventaglio di possibilità che si presenta ogni volta che si riparte da zero. Quando non c’è nulla (o quasi) di certo tiriamo fuori quel qualcosa in più che spesso non riusciamo ad esprimere sotto l’accogliente tetto materno o dentro i confini della città nella quale sempre abbiamo vissuto, dove conosciamo tutti e tutto ci sembra sempre uguale.
Ma prima di raccontarvi come sta andando il mio “ripartire da zero”, ecco qualche riga sulla settimana trascorsa a zonzo.
Perth
Atterro a Perth a mezzanotte, stanco, infreddolito e senza bagaglio (disperso da qualche parte negli Emirati Arabi). Tutto ciò che possiedo entra in uno zainetto e sono soprattutto chincaglierie tecnologiche (reflex, ebook reader, pc).. niente vestiti, niente scarpe (okay, solo quelle che ho nei piedi), niente giubbotto. Fortunatamente a Perth non è così freddo e con maglietta e camicia non si sta poi male. Arrivo in ostello (uno di quelli terribili) e mi fiondo a letto decidendo che penserò a tutto il giorno dopo. Quando mi sveglio, o meglio quando un tizio che russa come un trattore mi sveglia, la prima cosa che mi viene in mente è che ho bisogno di una doccia, ma non ho un asciugamano, non ho vestiti puliti, non ho shampoo. Sarà il jet lag, le poche ore di sonno o il cambio di emisfero ma sono tranquillo, nonostante tutto, sorrido. A Perth c’è il sole, non mancano i negozi di vestiti e, suvvia, non sarà così difficile comprare telo da bagno e shampoo. Peccato che sia Domenica.. e la Domenica i negozi sono chiusi fino alle 11. Sorrido, respiro e aspetto le 11.
Alle 2 sono una persona nuova: lavato, vestito, mangiato e pronto per esplorare la città. Ho appuntamento con un amico e insieme giriamo per le strade affollate di una città che non definirei ne bella ne brutta, ma sicuramente vivibile e pulita. La cosa che più mi colpisce è l’alternarsi di antico e moderno. Palazzoni e grattacieli lasciano spazio a chiese ed edifici rugosi e ingrigiti da anni di servizio a lato di una strada trafficata. Un contrasto che alza un po’ il mio gradimento di Perth.
Avendo pochi giorni a disposizione decido di spostarmi sulla costa, a Fremantle il giorno successivo e incrocio le dita per il mio bagaglio, in viaggio tutto solo verso l’aeroporto di Perth.
Fremantle e Rottness Island
Arrivo a Freo (abbreviazione di Fremantle, gli Australiani abbreviano tutto) in mattinata dopo un breve viaggio in treno. La cosa bella di non avere un bagaglio è che viaggi leggero, leggerissimo. L’ostello dove ho prenotato un paio di notti è ricavato in un’area della vecchia prigione della città e non trovandolo decido di chiedere informazioni ad un poliziotto. Prigione, poliziotto.. mi sembra logico. Il Prison Hostel (viva la fantasia) di Freo è una chicca. Pulito, nuovissimo, spazioso e accogliente. Fa parte dei cosiddetti YHA (Youth Hostels Association), quelli che da noi si chiamano ostelli della gioventù, e i prezzi sono accettabili. Una volta sistemato inizio la mia solita e sistematica esplorazione della città: giro a caso per le vie per ore, fotografando cose e cercando di seguire il flusso di gente sperando stia andando verso qualcosa di veramente bello. Noto subito che come Perth, anche Freo è più cara delle città che ho visitato in Australia (Cairns, Sydney, Darwin, Bayron Bay), ma parlando con alcuni viaggiatori sembrerebbe che le paghe compensino il maggior costo della vita. Verso sera incontro un paio di amici e assieme andiamo ad una degustazione di birra all’interno della Little Creatures Brewery, posto molto carino e che produce un’ottima birra.
Il secondo giorno salgo su un traghetto e mi dirigo verso Rottness Island, famosa per una fauna e flora molto ricca, l’assenza di automobili e le spiagge cristalline. Incontro un’amica che lavora sull’isola e iniziamo a pedalare per scoprire le meraviglie di Rotto (vi avevo già detto che gli australiani abbreviano tutto? Guardate questo video per capire cosa intendo..). Dopo circa 7 minuti buco. Bene. Dopo un po’ di strada a piedi decidiamo di abbandonare la mia bici e usarne una in due. Così, molto più lentamente, ci avviamo per i sali e scendi dell’isola sotto lo sguardo divertito di CHIUNQUE. Dovrebbero passare un’estate a Cervia e scoprire in quanti si può stare su una Graziella.. sicuro non si stupirebbero più. Visto l’inconveniente non riusciamo a raggiungere la parte dell’isola dove è possibile vedere balene, leoni marini e delfini e ci dobbiamo accontentare dei dolcissimi quokka, piccoli marsupiali che si trovano un po’ ovunque sull’isola, ma che difficilmente potrete vedere in altre parti del mondo. Ritorno verso Freo e mi godo un bel tramonto sulla spiaggia, prima di tornare in ostello e preparare le mie cose (che ammontavano a circa 5 Kg, non un granché ma in lieve aumento dato lo shopping dei giorni precedenti). Il giorno dopo torno verso Perth e in aeroporto riabbraccio il mio zaino con profonda gioia prima di affidarlo nuovamente alla compagnia aerea per il mio volo verso Melbourne.
Melbourne
Melbourne, che da anni si aggiudica il titolo di città in cui si vive al mondo (Economist Global Liveability Ranking) è stupenda. Niente più niente meno che stupenda. Vi parlo del centro perchè è quello che ho visitato di più: organizzato, pulito, artistico, ricco (culturalmente). Se Sydney è il centro finanziario, preciso e un po’ asettico d’Australia, Melbourne è il centro culturale, creativo, ribelle (ma pur sempre pieno di regole, siamo in Australia d’altronde). Le vie del CBD (il centro, o Central Business District) sono perpendicolari a tal punto che nemmeno sforzandomi riesco a perdermi. Le linee di tram gratuite permettono di visitare le parti salienti della città, che rimane comunque visitabile a piedi. Di nuovo come a Perth, ma in modo ancor più meravigliosamente scioccante, il vecchio si alterna al nuovo, i grattacieli sovrastano le chiese antiche dai campanili a punta, i vicoli pedonali stretti e vivaci lasciano spazio a strade larghe e trafficate. A Melbourne si respira l’arte e la creatività delle capitali Europee, impreziosite dalla pulizia e vivibilità tipici delle metropoli australiane. Insomma, pollice su per Melbourne, 10/10.
A Melbourne ho incontrato un amico che ci vive da un anno e mi ha raccontato che, a parte il freddo polare dell’inverno, Melbourne è una città piena di opportunità e lavoro. Per sei mesi ha lavorato in un bar/pub/ristorante proprio dietro Flinders Station (l’Arbory, molto molto bello) e mi ha raccontato di come sia “facile” conquistare la clientela grazie ad impegno, dedizione e organizzazione.
Ho passato il secondo pomeriggio a Melbourne in uno dei bellissimi parchi cittadini, a due passi dal centro, leggendo un libro e osservando la moltitudine e varietà di persone che abitano Melbourne. Una nota negativa, purtroppo tipica delle grandi città anche qui in Australia, la presenza di tantissimi senza tetto che mendicano, mangiano e dormono un po’ ovunque nel centro città.
Una delle sere trascorse a Melbourne l’ho passata girovagando per il quartiere italiano di Carlton (così dice la mia guida almeno..) pieno di ristoranti dai nomi tipicamente nostrani (Mario, Bella Napoli, Nonna Dina e simili..), gelaterie e vociare italiofono. Da quanto leggo sulla guida Melbourne è la prima città al mondo per presenze italiane al di fuori dei confini del Bel Paese. C’è chi dice che sia anche merito nostro se questo gioiello di vivibilità e pulizia sia così com’è. Chissà.
Concludo..
Questo primo articolo con quello che ho imparato nella prima settimana del mio secondo anno in Australia: non serve molto per vivere (in generale e soprattutto quando si viaggia). Me ne ero già un po’ reso conto durante il mio primo viaggio, terminato con un bagaglio di soli 10Kg e la certezza che avrei potuto fare a meno di molto altro. Ora che ho sperimentato cosa voglia dire perdere la propria valigia e trovarsi dall’altra parte del mondo senza praticamente nulla vi posso confermare che DAVVERO serve poco per vivere e essere sereni. Altra cosa che ho imparato è che anche in una situazione del genere, superato il momento iniziale di sconforto e disperazione, è fondamentale prendere tutto con il sorriso perchè le cose si sistemano e l’unica cosa davvero fondamentale da avere sempre in valigia sono l’atteggiamento positivo e la tenacia.
Vi racconterò il mio ripartire da (quasi) zero nel prossimo articolo!
Ciao!